La filosofia schiavista nell'energia?

...del perchè cerchiamo la libertà di...

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  1. BrightingEyes
     
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    Lo schiavismo è sempre stato direttamente e intimamente collegato al problema energia. Lo schiavo era l'energia a buon mercato del passato.
    Più o meno tutti siamo convinti che l'affrancamento dalla schiavitù sia una concquista della ragione, della carità religiosa o delle filosofie varie.

    Niente di più falso.

    Lo schiavismo c'è sempre stato, in forma più o meno ipocrita, anche nelle società più ragionevoli, pie e sagge. Un contadino medioevale non veniva definito "servo della gleba" per caso. Era previsto e necessario che esistesse una servitù coatta (uno schiavismo insomma) di una moltitudine di persone necessarie alla produzione energetica per tutti (cibo e legna). Senza schiavitù la società non è in grado di produrre e costruire, evolversi insomma. Senza una legione di contadini che faticavano dall'alba al tramonto Leonardo non avrebbe prodotto proprio nulla (se non le rape e i cavoli per nutrirsi).

    La vera "rivoluzione" che ha condotto all'abolizione dello schiavismo (perchè non più necessario, non per generosità) è la rivoluzione industriale con il moltiplicarsi di produzione energetica accessibile a molti. Gradualmente dal contadino schiavo della terra per 24 ore al giorno si è passati all'operaio, per qualcuno ancora schiavo, ma perlomeno a part-time, fino alla situazione odierna dove l'abitudine al consumo quotidiano dell'energia suficiente alla sopravvivenza annuale di un contadino medioevale ci sembra il minimo per sopravivere. Siamo in una situazione di "assuefazione" alla droga energetica! (E questo dovrebbe preoccupare molto i fautori delle terapie di disintossicazione progressiva troppo ottimistiche! <_< )

    Detto ciò la mia visione di libertà energetica parte senz'altro dalla necessità di ridurre fino ad eliminare il potere "schiavista" (anche se forse è un pelo esagerata come definizione) della produzione centralizzata che porta cin sè il corollario che moltissimi pagano a peso d'oro l'energia a pochissimi che ne approfittano alla stragrande.
    Non vedo però la produzione diffusa tanto come una serie di microrealtà, individuali o famigliari che si "autoproducono" l'energia accettando compromessi e sacrifici con stoicismo pseudo-religioso. Questa è una visione minimalista, pauperista che non mi è mai piaciuta granchè.
    Vedo invece una rete di produzione, dove ognuno, esattamente come il bravo contadino medioevale "servo della gleba" produce tutto il necessario a sè E il molto altro necessario al resto della società.
    Come arrivarci è il nucleo del dibattito. Non sarà nè semplice nè poco costoso. E il nucleare darà al massimo solo una mano (per chi ci crede).

    Comunque la si pensi non è certo in Scientology che troveremo risposte, FernandoFast. ;)
     
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3 replies since 29/12/2007, 11:55   831 views
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