Divagazioni sulla reazione Iorio-Dattilo-Cirillo e la fusione fredda

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  1. Armando de Para
     
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    “Eppur si fonde”

    Caro Hellblow,
    vedo che chiedere le cose con cortesia oggi trova finalmente delle cortesi risposte, ti ringrazio per la spiegazione e la puntualizzazione tra secondo e terzo principio della termodinamica, è stata molto esaudiente.

    Tuttavia non sono ancora in linea con il tuo pensiero, anzi per dirla tutta sono esattamente dalla parte opposta, si prefigge quindi, mi auguro, un confronto equo e costruttivo per tutti (possibilmente divertendoci come sono solito fare tongue.gif ).

    Inizio con una puntualizzazione, se prendo in considerazione il secondo principio della termodinamica, metto in discussione il secondo principio, non sono arrivato a 35 anni senza sapere esattamente quello che dico e soprattutto senza avere delle prove oggettive concrete e riproducibili o conoscenza di quanto affermo (cavolate si posso sempre sparare, ma non è questo il caso biggrin.gif ).

    Il tubo di Ranque (non cito più Hilsch da quando ho scoperto un plagio a danno di Ranque) “è solo l’inizio” e un esempio di violazione della sopraccitata legge, da Lord Kelvin a Clausius e per finire a Maxwell, penso che di confusione ne sia stata fatta parecchia e che tale confusione faccia da padrona ancora in tutte le aule di fisica, per fartela breve, ti invito a leggere questo articolo di Eugene Mallove http://www.scienzaeconoscenza.it/articolo.php?id=89 articolo nel quale mi trovo perfettamente in linea…

    Mi auguro che tu e tutti gli altri lo leggiate con attenzione e criticità anche se ad onor del vero si tratta più di un’analisi di tipo storico-scientifica, ma che apre molti interrogativi e soprattutto fa riflettere.

    Tornando sul concetto di “fusione criogenica”dovremo citare sempre ad onor di cronaca il “condensato di Bose Einstein” come l’ennesima occasione sfuggita fin dagli anni 20 di poter comprendere meglio quali siano i veri meccanismi che stanno alla base di ciò che oggi comunemente chiamiamo “Fusione Fredda”, purtroppo per Bose ed Einstain, Ranque fece la sua comparsa solo 13 anni più tardi con il suo “Principio”, troppo tardi, la disquisizione nata tra le due categorie di atomi Bosoni e Fermioni, con relativi comportamenti assolutamente opposti e irreversibili, ha trovato giusta risposta solo nel 1955 ad opera di Cornel e Wieman, con tecniche di raffreddamento laser (che so che a te piacciono tanto…;-)), ma ormai il principio di Ranque era finito nel dimenticatoio.

    Molto prima di Ranque ci fu un cero H.P. Blavatsky, L’evoluzione cosmica, 1888; “Quando si raffredda, diventa radiante”.
    Ma tutto ciò ci suggerisce qualche altra cosa: dimostra cioè che gli antichi erano a conoscenza di ciò che adesso mette nell’imbarazzo molti scienziati e specialmente astronomi - le cause della prima iniezione della materia, il paradosso del calore prodotto dalle contrazioni refrigeranti ed altri simili enigmi cosmici - poiché questo ci dimostra indubbiamente che gli antichi possedevano la conoscenza di tali fenomeni.


    Prima di Blavatsky, gli antichi che cosa sapevano?
    Che il sole al suo interno è freddo?
    Probabilmente si, solo con le osservazioni di William Herschel nell’agosto del 1792 delle macchie solari, troviamo una prima conferma “moderna” di quanto già conosciuto dagli antichi.

    Finiamo qui questa brevissima trattazione storica (pallosa e odiosa) che in seguito e con più tempo meriterà sicuramente un approfondimento e passiamo alla parte che più mi interessa da buon investigatore “le prove”.

    Le prove come per il buon Renzo Boscoli anche per me partono dal tubo di Ranque e dal suo curioso fenomeno, ma proseguono per altri curiosi fenomeni legati ai “vortici sferico toroidali”, di cui ho messo bene in vista “sotto il naso” di tutti una bellissima foto prodotta durante l’implosione di una bolla di gas (deuterio) a seguito di cavitazione sulla superficie di una piastrina di Palladio, inutile aggiungere che si sono verificate delle trasmutazioni.
    http://d2fusion.com/education/sonofusion.html

    La cosa che ancor più mi sconcerta a questo punto, ritornando a fatti storici (ancora per poco), è che dal 1850 ad oggi il concetto di macchina termica non si riesce ad abbandonare e cioè “in una macchina termica fa più caldo dentro che fuori”, lo stesso concetto viene espresso nell’analisi della sonoluminescenza e della sonofusione che nonostante le evidenti e inconfutabili anomalie si cerca di spiegare il fenomeno con concetti termodinamici classici (più caldo dentro che fuori) al punto tale di accettare la fusione degli elementi anche a temperatura ambiente (da qui l’inappropriato utilizzo del termine fusione fredda), giustificando l’evidenza con modelli che prevedano da una parte la fusione per catalisi e dall’altra la fusione a seguito della produzione a livello locale-puntiforme di una sufficiente energia termica a circa 10.000.000 K.

    Per maggiore chiarezza, la mia convinzione è che l’energia misurata nel processo di sonoluminescenza non è la causa appunto della sonofusione ma bensì una sua conseguenza e al contempo la somma di più fattori.

    I fattori sono:
    - L’effetto Ranque: “Una qualsiasi massa di gas, quali che siano la sua densità e la sua temperatura iniziali, qualora intervengano una o più cause, esogene od endogene, a porla in rotazione assiale, andrà via via raffreddandosi nella zona vicina all’asse di rotazione, e si scalderà nella zona esterna”(la riporto integralmente visto che Dareus l’ha riportata in modo errato e incompleto chiedendomi al contempo quali siano le cause che per le quali le bolle di cavitazione si mettono in rotazione assiale, risposta che si trova ovviamente nella domanda stessa), questo è il primo fattore che determina “l’estrazione” (passatemi il termine) di energia termica e cinetica.

    - Il secondo fattore si verifica solo quando avvengono e siano soddisfatte tutte le condizioni affinché la sonoluminescenza diventi sonofusione, in quel caso l’energia prodotta, dal passaggio ad un livello più stabile a minor energia dato dalla fusione di due nuclei, viene rilasciata nell’ambiente circostante nelle condizioni che tutti conosciamo, sommandosi a sua volta con il primo fattore.

    Altri fattori sono la gravità e le forze di Coriolis; se quanto da me espresso fin’ora a parole semplici confuse e sgrammaticate non sono state sufficienti nel far intendere l’Armando pensiero, con questi altri due fattori, penso che mi perderò del tutto, non sparate dunque sul moderatore, ma uccidete senza pietà il PROVOCATORE!!!

    Anche qui parto da una constatazione e cioè da una prova, un congegno in grado di sfruttare un flusso d’acqua producendo un getto superiore a quello che si potrebbe produrre con la pressione dell’acqua in origine, in poche parole, sfruttando la corrente d’acqua di un fiume, questo congegno è in grado di inalzare l’acqua fino e oltre i 50 metri di altezza senza utilizzare per questo una fonte d’energia esterna o una pompa elettrica o una ruota panoramica a cucchiai azionata dal moto dell’acqua alien.gif .
    Al tempo stesso con opportune modifiche è in grado di produrre acqua calda fino a 95°C o aria fredda fino a –30°C.
    Questo congegno non è altro che una versione modificata del tubo di Ranque.
    user posted image

    Per non andare troppo OT dall’argomento principale (anche se inerente nell’insieme) per la spiegazione e la dimostrazione di tale congegno vi rimando al gruppo di studio che si è formato all’interno di Energoclub, per chi è iscritto non avrà difficoltà a reperire informazioni.

    Tornando alle considerazioni sulla cella elettrolitica e su quanto al suo interno accade, sono convinto, che per una serie di fattori concatenati e non sempre facilmente riproducibili fedelmente, si producono delle onde di cavitazione, che abbinate ad altri fattori e in special modo ad alcune proprietà specifiche dei gas generati (GAS IMPLOSIVI e SCIENTIFIC PAPER ) e le proprietà fisiche del liquido, si generano dei “Vortici sferico toroidali” sulla superficie degli elettrodi che implodendo rilasciano l’energia termica e cinetica degli atomi coinvolti, sia all’interno della bolla, sia sulla superficie stessa su cui poggia la bolla esattamente al “punto zero” del vortice.

    Ecco spiegato (ovviamente deve essere confutato da una sperimentazione) cosa io penso accada in una cella elettrolitica e come, sempre secondo il mio pensiero, sia possibile avere temperature prossime allo zero assoluto in condizioni termiche estreme quali quelle di un plasma elettrolitico che può raggiungere facilmente i 3500°C.

    Spero nella mia profonda ignoranza e totale mancanza di studi specifici nel campo della fisica e della chimica, di aver espresso in modo comprensibile per i più tecnici e preparati di me che cosa penso di aver ri-scoperto mettendo assieme più indizi e prove trovate nel mio percorso.

    Per chi fossi riuscito, con queste poche righe (si fa per dire), ad alimentare la voglia e la volontà di approfondire quanto fin qui espresso, metto a disposizione il materiale in mio possesso raccolto in anni di ricerche e i dispositivi meccanici raccolti durante i miei viaggi.

    In cambio chiedo che venga preparato un protocollo serio di sperimentazione (cosa che non mi sogno neppure di fare perché non è nelle mie capacità) e verifica che verrà dal sottoscritto ed altri amici del forum vagliato e alla fine se ritenuto soddisfacente, finanziato totalmente!!!

    Un caro saluto a tutti
    Armando

    Edited by Armando de Para - 16/10/2005, 16:21
     
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123 replies since 13/10/2005, 19:58   6571 views
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