fusione fredda elettrolitica - parte sette

video e foto di Renzo Mondaini (Ravenna)

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  1. Hellblow
     
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    CITAZIONE
    Da tanti anni esistono i cosidetti acceleratori di particelle, in quegli acceleratori succede che i protoni singoli vengono lanciati a forte velocità e poi fatti urtare, dopo l'urto si ottiene un nucleo di elio, cioè abbiamo fatto la fusione nucleare fredda in miniatura.

    E' cosi' e non è cosi'.
    E' vero che la collisione di due particelle o atomi, a seconda dei casi, può dar luogo a fusione, ma è anche vero che questo dipende dalle energie che possiedono i due oggetti che urtano fra loro.
    Mi spiego. Se scagliamo un protone contro un altro protone, a causa della differenza di carica questi tenderanno ad allontanarsi. Esistono delle condizioni che se superate permettono di tener insieme i due protoni, ma purtroppo questa soglia deve essere "scavalcata". Ancora peggio quando parliamo di nuclei più complessi di quello di idrogeno. La presenza dello schermo elettronico infatti non può essere completamente inibita da una forte ionizzazione (ad esempio pensiamo al tungsteno ed a quanti elettroni rimangono nel nucleo) e si comporta come una sorta di corazza, che rende il nostro atomo un vero e proprio carro armato in miniatura. Bucare quello schermo non è facile, specie con particelle cariche. Per questo non si capisce come si ottengono i trasmutati con quelle energie cosi' basse.
    Gli acceleratori di particelle riescono a portare protoni ed elettroni (ma non solo) a notevoli velocità, purtroppo però per farlo richiedono una quantità di energia enorme. Alla fine il gioco non varrebbe la candela in pratica, e si preferisce usare gli acceleratori ovviamente per scandagliare la materia.
    Esistono processi industriali che sfruttano l'accelerazione delle particelle per modificare i materiali e dargli caratteristiche speciali. Quindi quel che tu dici è ben conosciuto.
    Nel nostro caso il problema quindi sono le energie in gioco. Io credo che i fenomeni nella cella siano dovuti anche (ma non solo) agli urti fra gli ionizzati ed il resto del catodo, ma è anche vero che senza un qualche fenomeno di facilitazione nella compenetrazione degli atomi, o comunque nel superamento di certe barriere fisiche, quelle energie sono troppo basse.
    Un sincrotrone di qualche decina di centimetri di diametro può accelerare particelle a energie di circa 1 MeV, che nel caso della cella sogniamo.
    Per farti un esempio il FUSOR usa un meccanismo di accelerazione per far collidere violentemente i nuclei di deuterio, e lavora ad almeno 10000 volt (che sempre è una tensione bassa) ed in ambiente prossimo al vuoto (abbiamo una bassa pressione per l'atmosfera di deuterio solitamente) per ridurre le possibilità di urti fuori dalla zona di collisione. Nella cella lavoriamo a pochi volt (rispetto quei 10000) ed in ambiente liquido in pre plasma e con una eterogeneità di ambienti in fase di plasma. Pensa solo al fatto che in fase di plasma abbiamo ambiente liquido, plasma, vapori, solido (il catodo) con gradienti termici e di pressione che variano anche notevolmente, per non parlare del campo elettrico che nelle zone spigolose può essere anche elevato. Quindi si capisce che la cosa non è cosi' immediata come potrebbe sembrare, anche solo per il fatto che gli ambienti diversi presenti nella cella si comportano in maniera diversa.

    Edited by Hellblow - 4/7/2006, 15:45
     
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266 replies since 26/2/2006, 18:02   15404 views
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