NanoTECNOLOGIE e NanoPATOLOGIE

E' corretto collegarle?

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  1. mangoo
     
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    Cari amici,

    l'intervento di Alex è certamente pertinente, e spunto di riflessione. Vi offro di seguito la mia prospettiva, invitando anche io l'intervento di persone ben edotte dei fatti.

    Inizio rispondendo proprio ad Alex:
    CITAZIONE
    si parla insieme di nanotecnologie e di nanopatologie, ma non sono mica collegate a tutti i costi

    L'unica cosa che li collega di sicuro e' il temine "nano" :)

    Personalmente, ho voluto inserire la discussione sulle nanopatologie in questa sezione, dedicata alle prospettive e alle ricadute delle nanotecnologie, semplicemente perchè mi sembrava la più adatta ad ospitarla. In questo senso, il prefisso comune mi pare una ragione sufficiente.

    Il legame tra nanotecnologie e nanopatologie merita attenzione. Le ricerche sulle nanopatologie, fino ad ora, si stanno indirizzando all'analisi delle conseguenze su organismi biologici delle nanoparticelle (in particolare, inorganiche). Queste nanopolveri non sono in alcun modo un prodotto esclusivo dell'attività umana, e nella fattispecie dell'ingegneria dei materiali a dimensioni nanoscopiche. Le nanoparticelle sono normalmente immesse nell'atmosfera anche da fenomeni e processi 'naturali': per citarne i principali, i vulcani, le polveri provenienti dai deserti (come noto la sabbia del Sahara giunge fino in Europa e nel Sud America, a testimonianza della mobilità e della facilità di trasporto a lungo raggio di simili materiali), i processi di combustione (incendi), fulmini. Non credo di esagerare dicendo che le nanoparticelle sono sempre state in circolazione.
    L'uomo si è inserito in questo contesto, sia contribuendo ad immettere particolato fine nell'atmosfera (impianti, industriali, gas di scarico degli autoveicoli, inceneritori e termovalorizzatori, ...), sia arrivando a poter sintetizzare, e più in generale a manipolare e controllare, strutture di dimensioni nanometriche. Questo significa, anche e soprattutto, che è solo recentemente stato in grado di riconoscere la stessa esistenza di tali materiali in libero circolo nel suo habitat quotidiano (anche indipendentemente dalla sua attività), e dunque di poter iniziare a studiarne la fenomenologia e, se necessario, affrontarla e contrastarla. In breve, è con le conoscenze e l'interesse accumulato dallo sviluppo delle nanotecnologie che è ora possibile comprendere gli effetti di aspetti della realtà fisica precedentemente celati. Si tratta di uno dei numerosi casi in cui la tecnologia precede o aiuta la scienza nel suo cammino di esplorazione e progresso.
    Del resto, l'impiego delle nanoparticelle si preannuncia sostanzioso in molti campi, dallo sviluppo di medicinali e terapie innovativi ai materiali dalle proprietà esotiche, dalle fibre tessili ai catalizzatori ed ai filtri per depurazione. In questa prospettiva nanopatologie e nanotecnologie devono essere associate (per esempio per la tutela degli ambienti in cui tali materiali vengono prodotti e trattati, o per fissare regole di controllo della loro diffusione).

    In generale, come per ogni strumento in mano dell'uomo, il potere costruttivo o distruttivo delle nanotecnologie è in gran parte legato ai criteri ed alle modalità di impiego. Ritengo che la consapevolezza dell'esistenza di nanopatologie possa costituire una utile guida per indirizzare le nanotecnologie verso un progresso efficace, costruttivo e responsabile.

    Un caro saluto,
    Massimo

    Edited by mangoo - 23/7/2006, 23:03
     
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18 replies since 19/5/2006, 14:28   3190 views
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