Non l'uomo, ma il sole è la causa del riscaldamento globale e varie...

discussione ampia su diversi argomenti legati al "clima" in senso lato...

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  1. francobattaglia
     
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    CITAZIONE (Docrates @ 13/4/2007, 15:56)
    Grazie Belive24 di avermi risposto, ora attendo quella di Franco Battaglia, che spero vorrà rispondermi.

    guardi che le ho già risposto.
    sotto copio e incollo la risposta lunga (a chi ha giovato e a chi giova).
    la risposta breve è: ci sono al mondo i mercanti di terrore e sul terrore si arricchiscono di denari, fama e gloria: nel gruppo del prof. balzani di bologna ne conosco alcuni.

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    CITAZIONE (Docrates @ 11/4/2007, 17:09)
    a chi giova ?

    EFFETTO SERRA ANTROPOGENICO - 3

    Abbiamo visto che la congettura antropogenica del riscaldamento globale (RG) dovrebbe essere oggi considerata pura speculazione metafisica sconfessata dai fatti reali. Perché mai, allora, ne siamo ancora tutti bombardati come se fosse un fatto indiscutibile? Per rispondere a questa domanda dobbiamo sapere come nacque tutta la faccenda e cos’è l’International Panel on Climate Change (Ipcc). Che non è un’organismo scientifico, anche se è possibile che ne facciano parte scienziati. Mi spiego meglio: io sono membro dell’American Physics Society (Aps) non perché mi ci abbia nominato qualcuno ma perché ho fatto ricerca nel campo della fisica e ho scritto articoli di fisica (così come uno è socio del club del golf perché gioca a golf). L’Ipcc, invece, quanto di più pleonatsico ci sia al mondo, è un organismo dell’Onu e i suoi membri sono nominati dai governi: il membro italiano è stato nominato da Pecoraro Scanio e quello svedese dal Pecoraro Scanio svedese. Dov’è la differenza? Che se un rapporto dell’Aps dicesse corbellerie di fisica, è la comunità di fisici americani a perdere la faccia; se un rapporto dell’Ipcc dicesse corbellerie, a perderci la faccia non è alcuna comunità di climatologi, ma l’Onu, a livello globale, e i Pecoraroscani a livello nazionale. E Dio sa quanto entrambi sono sensibili alle perdite della faccia.

    Cosi come Dio solo sa cosa mai abbia fatto l’Ipcc, in quasi 20 anni dalla sua istituzione, per onorare il proprio ruolo ufficiale, e cioè, come ne recita lo statuto, «stabilire, in modo completo, oggettivo, aperto e trasparente, le informazioni scientifiche, tecniche e socio-economiche rilevanti per comprendere le basi scientifiche dei rischi dei cambiamenti climatici indotti dalle attività umane». Una affermazione che dice tutto sul valore scientifico dell’Ipcc, essendo il presupposto della sua esistenza il fatto, tutto da dimostrare, che le attività umane influenzino il clima; dovesse mai scoprirsi il contrario, ne conseguirebbe la morte dell’Ipcc. Un contrario che all’Ipcc non potrà mai scoprirsi, perché i suoi membri devono rispondere a chi li ha lì nominati, cioè a politici che hanno già deciso che l’uomo influenza il clima. Ma com’è che la politica si è interessata al clima? Ecco come.

    A metà degli anni Settanta del secolo scorso, dopo 3 decenni di raffreddamento globale, si cominciò a temere per una imminente era glaciale, fino al punto che qualcuno avanzò la stravagante idea che essa si sarebbe potuta evitare con l’immissione volontaria di CO2 in atmosfera. Costui non ebbe il tempo di essere ascoltato perché all’inizio degli anni Ottanta le temperature avevano già cominciato ad aumentare di nuovo; tuttavia, erano quelli, anche, anni di recessione economica, col prezzo del petrolio alle stelle e con grandi sommosse tra i lavoratori del carbone in Inghilterra, ove Margaret Thatcher, preoccupata per la sicurezza dell’approvvigionamento energetico del proprio Paese e, evidentemente, poco fiduciosa sia verso i petrolieri del Medioriente che verso i sindacati dei lavoratori delle miniere di carbone, pensò fosse proprio dovere sostenere la causa del nucleare. La possibilità che la combustione di combustibili fossili potesse elevare la temperatura del pianeta cadeva proprio a fagiolo, e così, molto tempo prima che la preoccupazione dell’effetto serra diventasse globale, la Thatcher trovò in essa la possibilità di un’ottimo sostegno alla causa pro-nucleare che aveva deciso di sposare. Allocò quindi consistenti fondi in ricerche che in qualche modo “provassero” i rischi dell’immissione di CO2 in atmosfera, suggellando così il legame tra la politica e la climatologia, a patto che questa enfatizzasse la relazione tra CO2 e clima. Le società scientifiche, però, non sono disposte, come detto, a perdere la faccia, e fu così che i politici inventarono un organismo che non avesse una faccia da perdere, l’Ipcc, il cui Primo Rapporto (1990), ignorando completamente gli effetti del vapore acqueo, delle nuvole e del sole sul clima della Terra, “prediceva” ciò che i politici volevano predicesse: il disastro planetario come conseguenza dell’immissione in atmosfera della CO2. Ad esempio, si inventò di sana pianta l’idea della diffusione, in zone della Terra sempre più a nord, della malaria, considerata dagli “scienziati” dell’Ipcc una malattia tropicale: peccato che la malaria non è una malattia tropicale, tanto che una delle più devastanti epidemie occorse in Siberia negli anni Venti del secolo scorso, con milioni di casi l’anno per diversi anni e con un totale di 600.000 morti.

    Il terrore diffuso dai Rapporti dell’Ipcc attira l’attenzione dei media, e ciò incrementa il flusso di risorse, che a sua volta vieppiù foraggia la propaganda politica, in un vortice senza fine. Il solo budget annuale americano sulle ricerche dei cambiamenti climatici è salito da 200 milioni a 4 miliardi di dollari in 15 anni; si sono creati nuovi “posti di lavoro”, occupati da persone prive di alcuna competenza specifica nel campo della climatologia, ma che traggono così di che vivere. Il vortice è oggi ingigantito dagli interessi per la diffusione delle tecnologie eolica e fotovoltaica che, costosissime e prive di alcun valore nella produzione d’energia elettrica nel mondo reale, possono essere mantenute in vita solo grazie a questo clima di terrore.

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392 replies since 7/4/2007, 09:35   15424 views
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