tipologia della biomassa

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  1. girobatol
     
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    Buongiorno a tutti, vorrei riuscire a capire di più circa la possibilità di usare la biomassa per la termogenerazione: vorrei sapere da voi se esiste un tipo di caldaia che produca energia termica ed anche energia elettrica a partire da una biomassa non legnosa ma proveniente da una pianta erbacea;
    quindi quali caratteristiche debba avere tale combustibile (pezzatura, grado di essiccazione).
    In fine quale metodo (e quali macchinari ed impianti) per la raccolta e lo stoccaggio della biomassa: considerando che falciando dei filari di piante si ha la possibilità di essiccare in campo a costo zero, imballare e stoccare facilmente, mentre usando una falciacaricatrice si dovrebbe usare un apposito locale per il trattamento e lo stoccaggio del prodotto.
    ciao Marco

     
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  2. SolarPrex
     
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    La prima cosa che mi verrebbe in mente è utilizzare l'insalato d'erba per la produzione di Biogas, con tutte le conseguenze ( cogenerazione ).

    Dipende però da quante tonnellate di erba stiamo parlando...
     
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  3. leptone
     
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    Ciao e benvenuto

    In teoria qualunque tipo di biomassa può essere idonea al tuo scopo.
    Cosa importante rimane il contenuto di umidità; più questa percentuale è alta minore sarà il rendimento.
    Si consignia di non superare la soglia del 30% ma ovviamente percentuali inferiori sono meglio :P
    Chiaramente l'umidità dipende dal tipo di biomassa utilizzata; ad esempio il cippato ben conservato ha pochissima umidità mentre alcune piante sono ricche di acqua e di conseguenza prima di utilizzarle bisogna essiccarle.
    La conservazione; anche in questo caso dipende dal tipo di biomassa. Esistono piante che una volta raccolte e immagazinate tendono a fermentare.

    Prova a leggere qualche discussione trattata in questo forum, si parla parecchio di questo. Poi ti dovesse venire in mente qualche domanda più specifica chiedi pure.

    Ely
     
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  4. girobatol
     
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    Stiamo parlando di una produzione annua fra le 30 e le 50 tonnellate per ettaro, dipende dalla qualità dell'irrigazione, quando si usano le piante per trattare gli effluenti di fognatura, concerie, stalle (pretrattandoli) si ottengono rese ovviamente maggiori.
    L'essiccazione avviene a terra in 48 ore o poco più, e lo sfalcio non tende a marcire per lunghi periodi.
    Insilare per la produzione di biogas è una buona idea, anche perchè la raccolta è più agevole e meno costosa in quanto si usa una falcia-caricatrice che con un solo passaggio fa tutto (ma gli impianti immagino che siano molto più costosi e visibili di una caldaia sistemata in un apposito locale.)mentre per produrre cippato sono necessari più passaggi sulla coltivazione: sfalcio con una barra falciante, quindi essiccazione, ranghinatura ed imballaggio quindi più macchine e costi più elevati
    La mia domanda dunque è questa: che dimensioni deve avere questo cippato per essere idoneo alla trasformazione in energia, e che tipo di macchina credete sia utile per trasformare una rotoballa in cippato?
    Grazie ragazzi.
    ciao Marco
     
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  5. SolarPrex
     
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    CITAZIONE
    La mia domanda dunque è questa: che dimensioni deve avere questo cippato per essere idoneo alla trasformazione in energia

    ma allora fai il cippato o voi sapere x il biogas?
    Sarei interessato a quanti ettari hai in queste condizioni produttive ( 30 ton/ettaro di sfalcio ).

    A presto.
     
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  6. leptone
     
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    Se parliamo di cippato, le dimensioni possono essere espresse come lunghezza media dei cips, oppure come loro distribuzione granulometrica in classi dimensionali. I metodi di classificazione possono essere molteplici; di seguito ne elenco uno, ma è possibile trovarne altri.
    Se ci riferiamo alla lunghezza media, per esempio, si parla di cippato fine quando i cips hanno dimensioni di 10 x 20 x 20 mm e di cippato grossolano per particelle di 15 x 50 x 70 mm.
    Le dimensioni delle particelle influiscono sulla densità del materiale, sul tempo di essiccazione e sono determinate dal tipo di cippatrice impiegata e dalla regolazione del dispositivo di taglio.
    La granulometria del cippato e ancor più la sua omogeneità sono importanti ai fini dell’impiego negli impianti di riscaldamento ad alimentazione automatica, in quanto particelle di dimensioni e forma difformi possono causare inconvenienti nel funzionamento del sistema di alimentazione della caldaia.
    Se parliamo di composizione possiamo definire 3 classi:
    cippato bianco, che deriva dalla sminuzzatura di solo legno, ovvero di fusti o tronchetti preventivamente scortecciati.
    Cippato marrone o con corteccia, che presenta colore più scuro del precedente e, a parità di altre condizioni, una massa volumica leggermente superiore poiché la corteccia si frantuma in particelle di dimensioni più piccole e riempie parte degli interstizi fra i cips, dando origine a un cumulo più compatto; è il tipo di cippato più frequente.
    Il cippato verde, contenente anche fogliame, in quanto ottenuto dalla riduzione in cips di piante intere o di porzioni della chioma. La presenza di aghi nel cippato comporta una maggiore umidità e rende il materiale più soggetto a fenomeni indesiderati di compattamento all’interno dei silos.
    Il cippato inoltre non deve contenere materiali estranei e limitate quantità di Na, Cl, K, N e S.

    Ely
     
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  7. Pietro37
     
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    Francamente, caro Girobatol, devi dirci qualcosa di più sulla coltura che intendi impiegare, altrimenti facciamo solo una gran confusione. Il cippato (cioè legno in chips, frammenti tipo scaglie che somigliano a patatine fritte, da cui la parola) non si ottiene da colture erbacee dalle quali otteniamo invece un trinciato.
     
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  8. girobatol
     
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    Ottimo, ottimo, comincio a farmi un'idea. Si direi che trinciato é più adatto come termine.
    Partiamo dall'inizio: La pianta che coltivo si chiama Vetiveria Zizanioides e ne ho ottenuto dal prof. Sardo dell'istituto Superiore di Idraulica di Catania un centinaio di pezzi, una decina di anni fa per studiarne l'adattabilità e la versatilità con i nostri climi e terreni qui in Gallura. La ho testata con temperature sottozero continuate per dieci giorni e con la bolla africana dell'estate 2003, nessun problema. La sua versatilità in termini di fabbisogno idrico per la sopravvivenza non ha pari (totale sommersione per mesi o deserto)e può incorporare molto bene un po di tutto dagli idrocarburi ai metalli pesanti (fitodepurazione e fitorimedio) inizialmente la ho selezionata per la lotta all'erosione ed al dissesto idrogeologico con un paio di anni di ricerche, visto che l'apparato radicale fascicolato scende in breve tempo fino a diversi metri di profondità legando insieme i diversi strati del sottosuolo. Non mi dilungo oltre, a chi interessa visiti pure la narrazione della mia esperienza su http://diariodellacoltivazione.blogspot.com/.
    Al momento dispongo di circa un ettaro di piante ma il fattore di moltiplicazione può essere spinto a x 12 senza l'ausilio di serre o particolari impianti in una sola stagione.
    Il biogas meglio si adatta alle aziende agricole che hanno anche una buona presenza di bovini che di gas, grazie a Dio ne producono, ma temo che gli impianti se non adeguatamente finanziati possano provare troppo costosi.
    La termo valorizzazione invece sarà sicuramente più a buon mercato e più facilmente può essere integrata anche alla produzione di riscaldamento e acqua calda sanitaria, e quindi usata per un ordine di grandezza più accettabile dal punto di vista dell'investimento iniziale.
    Dubbio: esistono caldaie che vanno a trinciato? o si dovrà trasformare questo trinciato in pellets?
    Ho la necessità di quantificare la quantità di energia che posso produrre, il metodo migliore per produrla, il costo degli impianti necessari per ogni tipologia, sapere di ogni finanziamento immaginabile e chi più ne ha non esiti a metterne.
    La vostra opinione è preziosa.

     
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  9. lorenzo.iraci
     
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    La Vetiveria Zizanioides che composizione in lipidi, carboidrati e proteine ha? Ha lignina e cellulosa?


    Se vuoi te la posso provare l'anno prossimo in un impianto a biogas
     
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  10. girobatol
     
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    Grande Lorenzo! Proviamo! Di quanta massa avresti bisogno? Considera che sono in Sardegna e spedisco con corriere.
    I dati che sono riuscito a reperire sono certi ed esaustivi solo sul contenuto di proteina (crude protein) in quanto è il dato cardine dell'utilizzo come foraggio: il contenuto varia in base all'età della biomassa: più recente è e maggiore il contenuto di proteina: biomassa recente(13,1%),biomassa matura(7,93%), biomassa vecchia(6,66%). Quest'ultima è presente solo all'inizio del periodo di raccolta in primavera come primo taglio.
    Adesso cerco di recuperare gli altri dati con un paio di mail e ti faccio sapere. :D :D
     
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    COPIATO SPUDORATAMENTE: :rolleyes:

    Un'altra importante fonte di reddito connessa all'utilizzo del Vetiver è la possibilità di produrre energia elettrica dalla biomassa del Vetiver. Il Vetiver infatti è una pianta erbacea perenne di tipo C4, con alta efficienza di conversione dell'energia attraverso il meccanismo fotosintetico; la resa per ettaro di biomassa sembra essere molto rilevante e può variare da 20 a 60 tonnellate all'anno di sostanza secca a seconda delle condizioni ambientali (coltivazioni energetiche già affermate producono quantità di biomassa per ettaro che difficilmente supera le 30/40 tonnellate per ettaro). Il potere calorifico della biomassa del Vetiver varia da 15 a 18 MJ/kg, pari cioè a circa il 60% del potere calorifico del carbone (da 24 a 33 MJ/kg) e pari a circa il 45% di quello dell'olio combustibile (4OMJ/kg).
     
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  12. SolarPrex
     
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    Prima Domanda:

    Tutte quelle tonnellate per ettaro vengono prodotte in quanti anni ( ci sono anni in cui l'impianto deve essere avviato? e se si ogni quanti anni deve essere rifatto? il taglio ogni quant avviene? ) ? E' un dettaglio non trascurabile.

    Seconda Domanda:

    Tutte le sostanze che "filtra" ( relativamente alla fitodepurazione e alla maggiore concentrazione di silicio conosciuta ) se poi le brucio non dovrebbero tornare in atmosfera? Oppure ci sono dei processi di "stabilizzazione" che le rendono inerti, oppure si sedimentano nelle radici e di li non si muovono?

    Ritengo siano aspetti di non secondo rilievo prima di valotare qualsiasi bontà di tale biomassa.

    A presto.
     
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  13. nicola
     
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    Prove in pianura padana ne esistono? Spero non faccia la fine del miscanto!
    Per girobatol: ho letto su vetiver sardegna che non può diventare infestante, perchè? Potenzialmente tutte le piante possono diventarlo, quale caratteristica la rende poco invasiva?
     
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    NICOLA...facendo un piccolo sforzo cerca il termine Vetiveria Zizanioides e trovi una notevole mole di informazioni.
    Non è una infestante perchè non produce ne stoloni ne rizomi...al nord trova impiego per consolidamento delle scarpate e contro l'erosione. Saluti Bio-Mas

    http://www.vetiver.it/
     
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    SOLARPREX....

    CITAZIONE
    Tutte quelle tonnellate per ettaro vengono prodotte in quanti anni

    L'impianto e relativa resa è anche per 50/60 anni, ma non mi vedo personalmente una coltivazione intensiva se non su terreni altamente marginali e quindi di non semplice accesso......se avessimo zone quasi desertiche pianeggianti a disposizione sarebbe il benvenuto!!

    CITAZIONE
    se poi le brucio non dovrebbero tornare in atmosfera?

    Questa è la grande incognita: infatti nelle sue foglie vi è una delle più grandi concentrazioni di silice che si conosca nel regno vegetale, quindi a lungo andare anche altamente corrosivo per qualsiasi apparato meccanico....di combustione e/o di movimento...

    Saluti Bio-Mas
     
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43 replies since 22/4/2007, 11:29   3019 views
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