Il ritorno al nucleare in Italia e' una scelta obbligata

parliamone!

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. SergioBalacco
     
    .

    User deleted


    Mi sono imbattuto in questo articolo su questo sito (cliccate QUI).

    Ovviamente in molti storceranno la bocca al pensiero ma nell'ambito di un comune pensiero di salvaguardia dell'ambiente e' doveroso pensare che questa soluzione ed un uso massiccio delle rinnovabili possano essere necessarie per ridare fiato all'ambiente e ritrovare quella gioia di vivere in un paese dove i combustibili fossili stavano seriamente minacciando la salute di molti.

    Qualcuno obiettera' riguardo la pericolosa pericolosita' di impianti nucleari ed io faccio notare che in Europa dopo Chernobyl non ci sono piu' stati significativi incidenti tali da provocare perdita di vite umane ne direttamente ne indirettamente quindi le paure di una generazione riguardo al nucleare non hanno piu' senso di esistere.

    Recentemente ho avuto contatti con societa' sudafricane che stanno stringendo importanti accordi di collaborazione con societa' francesi qui stesso menzionate per arrivare alla costruzione di un secondo impianto nucleare in quel paese, consci che l'energia prodotta non deve procurare anche danni diretti all'ambiente.
    sempre dalle stesse aziende ho saputo che il governo intende pariteticamente favorire le fonti rinnovabili (ne parlo in una altro topic nella sezione solare) sia attraverso incentivi che riduzione della VAT (IVA). Non dobbiamo e non possiamo permetterci di stare a guardare, qualsiasi soluzione dovessimo inventarci che preveda comunque l'emissione di CO2 sara' pericolosa per l'ambiente e quindi da eliminare.

    Questa potrebbe essere la soluzione per domani, parliamone insieme!

    SB


    “Per l’Italia il nucleare è una scelta obbligata”
    Intervista a Ugo Spezia
    di Emiliano Stornelli


    La questione nucleare è di nuovo al centro del dibattito pubblico italiano. La Sogin, la società pubblica che si occupa della sicurezza delle centrali e dei materiali radioattivi, ha stretto un importante accordo con la francese Areva per il riprocessamento in Francia di 235 tonnellate del combustibile nucleare presente sul nostro territorio. Con l’Ingegner Ugo Spezia, Segretario generale dell’Associazione Italiana Nucleare, cercheremo di approfondire la natura dell’accordo e di comprendere le ragioni per cui è indispensabile che l’Italia rimbocchi al più presto la strada del nucleare per la produzione di energia elettrica.

    Quali sono le ragioni che hanno spinto l’Italia ad “esportare” combustibile nucleare in Francia?
    L’accordo tra la Sogin e l’Areva riguarda il combustibile nucleare irraggiato rimasto in Italia per effetto della chiusura degli impianti nucleari. Quindi non si tratta di tutti i materiali radioattivi presenti sul nostro territorio, ma specificamente del combustibile nucleare irraggiato, che è il materiale con la radioattività più alta, contendendo il 99% della radioattività prodotta in una centrale nucleare. In Italia non esistono impianti di ritrattamento del combustibile nucleare irraggiato e pertanto non c’erano alternative alla fuoriuscita di questo materiale dal paese. Di impianti di ritrattamento ve ne sono solo quattro al mondo: in Francia, Gran Bretagna, Russia e Giappone. Nel 2004 la Sogin ha lanciato una gara internazionale e a vincerla è stata la francese Areva, uno degli operatori del settore a disporre di un impianto. Di qui la firma dell’accordo.

    In cosa consiste il processo cui il combustibile nucleare irraggiato viene sottoposto?
    All’interno di un impianto di ritrattamento, il combustibile viene sciolto in una soluzione di acido nitrico; la soluzione viene trattata in modo da separare l’uranio dal plutonio e ottenere una soluzione pari al 97% della quantità del materiale iniziale. Questo 97% rimane nella disponibilità del paese che ha effettuato il ritrattamento e può essere utilizzato per fare del nuovo combustibile da impiegare nella produzione di energia elettrica. Il restante 3% è costituito da scorie ad alta radioattività che vengono disperse all’interno di una matrice di vetro minerale. La matrice di vetro, a sua volta, viene colata all’interno di contenitori d’acciaio, si solidifica e diviene una specie di colonna di vetro. In questa forma viene impedita la fuoriuscita di radioattività nell’ambiente e le scorie rimangono stabili per centinaia di anni.

    L’accordo tra la Sogin e l’Areva, tuttavia, prevede che il 3% residuo rientri in Italia entro la fine del 2025. In quali strutture verrà depositato?
    Nei paesi in cui gli impianti nucleari sono attivi, i residui del processo di ritrattamento sono conservati in depositi temporanei all’interno delle centrali nucleari, in attesa che vengano costruiti depositi definitivi che sono tuttora allo studio. L’Italia, non avendo impianti nucleari in funzione, non ha neppure i depositi temporanei. Il problema, però, potrebbe risolversi a livello comunitario. La Commissione europea si è espressa recentemente in materia, raccomandando la costruzione di un numero di depositi limitato, sufficiente a soddisfare le esigenze di tutta l’Unione, piuttosto che di un deposito per ogni paese. In questo modo, i paesi che hanno poche scorie da smaltire potranno evitare di costruire un deposito nazionale.

    Se sembra profilarsi una qualche via d’uscita per il materiale ad alta radioattività, qual è il punto della situazione per il materiale a bassa e media radioattività?
    Il nostro è l’unico paese industrializzato a non possedere strutture di deposito idonee a conservare materiale a bassa e media radioattività. Il materiale a bassa e media radioattività ha tempi di decadimento di circa 300 anni, dopo i quali perde completamente la radioattività e può essere smaltito come un normale rifiuto. Gli accordi presi con i paesi che per noi mantengono queste scorie prevedono il ritorno del materiale in Italia, ma le leggi internazionali ci vietano la possibilità di riesportarlo. Ogni paese, per il materiale a bassa e media radioattività, deve provvedere da sé. Bersani, il ministro dello Sviluppo economico, ha detto chiaramente che “il problema delle scorie deve essere affrontato in tempi brevi”. Rimaniamo in attesa di provvedimenti concreti, ma bisogna agire in fretta. Il problema non è immediato, ma per rendere disponibili questi depositi nel medio periodo è necessario iniziare a lavorare già da oggi.

    La commissione Industria del Senato ha approvato il ddl Bersani sulle liberalizzazioni del mercato dell’energia e del gas. Nel corso delle votazioni, due emendamenti della Casa delle Libertà hanno ottenuto la maggioranza, introducendo nel ddl importanti novità. Il primo emendamento impegna il governo a creare condizioni favorevoli all’installazione d’impianti di produzione di energia elettrica mediante carbone pulito ed energia nucleare in Italia e all’estero. Il secondo è volto a determinare, attraverso l’attivazione di negoziazioni e la stipula di accordi internazionali, le condizioni favorevoli per la promozione di società italiane che intendono investire in impianti situati all’estero per la produzione di energia e combustibile nucleare. Il ministro dello Sviluppo, cui ha fatto eco il ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio, si è detto invece contrario a riaprire il discorso del nucleare. A suo parere, l’Italia ha effettivo bisogno dell’energia nucleare?
    Per l’Italia la reintroduzione del nucleare è una scelta obbligata da diversi punti di vista. Il nucleare è indispensabile se vogliamo ridurre la nostra dipendenza da risorse energetiche quali petrolio e gas e se di conseguenza vogliamo sottrarci al potere di ricatto che i paesi produttori esercitano in tutti i campi nei nostri confronti. Inoltre, ci troviamo di fronte a un paradosso: quello d’importare energia elettrica generata da reattori nucleari che si trovano alle porte di casa nostra, in paesi come Francia e Slovenia. Il 15-18% dell’energia elettrica che importiamo dalla Francia deriva da combustibile nucleare. A questo punto, in un’ottica di autonomia energetica, non sarebbe più ragionevole che anche l’Italia si dotasse di reattori nucleari? C’è poi il problema dei costi. La richiesta di energia è in costante crescita e nel lungo periodo la bolletta energetica si farà sempre più insostenibile per i consumatori, dai cittadini alle imprese, che devono pagarla. La reintroduzione del nucleare avrebbe l’effetto di alleggerirne il peso a vantaggio di tutti. Il costo dell’energia elettrica generata da reattori nucleari è di gran lunga inferiore a quella prodotta da altre fonti. Basti pensare che il costo dell’energia elettrica prodotta dai reattori nucleari francesi è più basso dell’energia elettrica prodotta in Italia da altre fonti. In particolare, il ricorso alle fonti rinnovabili comporta costi elevatissimi, per di più ingiustificati in rapporto alla loro reale capacità di generare energia.

    Se è così, cosa impedisce all’Italia di reintrodurre il nucleare?
    Tecnicamente parlando, non esistono elementi ostativi. In ogni momento è possibile comprare un reattore e predisporne l’installazione sul nostro territorio. Il problema semmai è di natura culturale. In Italia, certa propaganda, a partire da una percezione erronea ed esasperata del disastro di Chernobyl, ha diffuso nell’opinione pubblica la fobia della tecnologia, con il risultato che oggi la semplice parola nucleare viene associata a quanto di peggio possa esistere. La differenza tra il nostro e gli altri paesi sta nel fatto che mentre da noi è molto difficile trovare un comune disposto a ospitare un reattore, altrove, in Francia ad esempio, i comuni, attratti dai vantaggi economici, concorrono a decine per ospitare una centrale nucleare nel proprio territorio.

    Ma la fobia del nucleare non può trovare giustificazione nella pericolosità che questa fonte di energia porta con sé?
    Il nucleare è la fonte di energia più sicura e rispettosa dell’ambiente. Non è un caso se oggi il nucleare è la prima fonte di produzione di energia elettrica in Europa, seguita a distanza dal carbone. Il fatto che ci sia un uso così intenso del nucleare, senza che sia mai accaduto alcun incidente o qualche danno legato allo smaltimento del combustibile o delle scorie, significa che la gestione degli impianti avviene in maniera molto sicura. Anche perché la quantità di materiale necessaria a far funzionare una centrale nucleare è estremamente limitata. Per far funzionare una centrale nucleare c’è bisogno di 5 tonnellate di combustibile all’anno, mentre gli impianti a petrolio o a carbone hanno bisogno annualmente di centinaia di migliaia di tonnellate di combustibile. Senza contare gli incidenti legati alla movimentazione degli idrocarburi. Di quanti disastri ambientali sono causa le petroliere?

    Quella per la reintroduzione del nucleare è dunque una battaglia culturale.
    Esattamente. È necessario creare un clima sociale di consapevolezza e accettazione che renda possibile l’installazione d’impianti per la produzione di energia nucleare in territorio italiano. Ed è cosa tutt’altro che facile. Le resistenze sono molte. Va poi considerato che nelle società industriali avanzate la popolazione è solitamente refrattaria alle decisioni di carattere impositivo. Costruire una centrale nucleare senza il consenso della cittadinanza è impensabile, perciò è necessaria un’opera di re-informazione dell’opinione pubblica in modo da renderla consapevole dei suoi stessi bisogni energetici e da creare quel clima sociale di consapevolezza e accettazione che è patrimonio comune di tutti i paesi industrializzati tranne il nostro.

     
    .
  2. WTR
     
    .

    User deleted


    concordo.
    tuttavia è bene utilizzare anke le fonti di energia rinnovabile, xkè a volte buttare ciò ke può rendere è anke sbagliato. Inoltre avranno dei costi superiori in rapporto alla resa energetica, ma creano occupazione e contribuiscono a migliorare l'ambiente.
     
    .
  3.  
    .
    Avatar

    www.energeticambiente.it

    Group
    GlobalMod
    Posts
    1,210

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE
    Il restante 3% è costituito da scorie ad alta radioattività ...
    In questa forma viene impedita la fuoriuscita di radioattività nell’ambiente e le scorie rimangono stabili per centinaia di anni.
    ...
    In quali strutture verrà depositato?
    Nei paesi in cui gli impianti nucleari sono attivi, i residui del processo di ritrattamento sono conservati in depositi temporanei all’interno delle centrali nucleari, in attesa che vengano costruiti depositi definitivi che sono tuttora allo studio.

    Appunto! Neanche da chi produce oggi col nucleare ci sono ancora i depositi "definitivi".
    Il problema sono le scorie, in primo luogo, e la sicurezza degli impianti dal crescente pericolo del terrorismo. In Italia possiamo anche aggiungerci l'annoso problema degli appalti pubblici sotto ricatto della malavita organizzata, che a volte portano gli imprenditori a non poter rispettare i capitolati, speculando sul cemento, sulle armature di ferro, sulla sezione dei cavi elettrici e via dicendo. Che centrale nucleare potremo avere?

    Non sono affatto convinto che il nucleare di oggi sia così sicuro da poterlo riprendere in considerazione. Se ci si butta nuovamente in questa impresa si sottraggono fondi alla ricerca del nucleare da fusione, che credo l'unica strada nucleare percorribile.

    E cosa ne sarà delle energie rinnovabili? Probabilmente le grandi imprese non saranno più così interessate a trovare nuove fonti energetiche, se la disponibilità di energia tornerà ad essere superiore alla domanda.

    Con questi presupposti mi sento di bocciare senza riserve l'affermazione che sta nel titolo. A mio parere non è affatto una scelta obbligata, semmai ad essere obbligata è la scelta di perseverare nella rinuncia a questo nucleare, rafforzando la ricerca sulla fusione e sulle FER.
     
    .
  4. BrightingEyes
     
    .

    User deleted


    L'argomento nukesi-nukeno in Italia è ormai pronto per la promozione a nuova religione moderna. Ci sono i protomartiri del SI pronti ad immolarsi abbracciati alle scorie e i pasdaran del NO altrettanto decisi a tornare alla zappa piuttosto che accettare l'ignominia della riapertura di Caorso. Hanno entrambi le stesse probabilità di vittoria a mio parere. :P

    Considerando tutti i pro e i contro a me pare che la posizione dell'attuale governo (http://www.estense.com/?module=displaystor...764&format=html) sia alla fine un concreto punto di partenza per una seria riconsiderazione del problema.
    Aspettiamo un nucleare più sicuro (si badi bene... non ho detto "sicuro"... ma "più sicuro"!), di quarta generazione o quel che sarà, raggiungiamo un ragionevolmente sicuro protocollo di smaltimento dei rifiuti e allora riconsidereremo la fissione. Sempre che nel frattempo la fusione non si sia dimostrata più efficace, ovvio.
    Fino ad allora... gas, carbone, FER e per i più ottimisti risparmio! :)
     
    .
  5. nacnac
     
    .

    User deleted


    tornare al nucleare significa fare un pesante salto indietro. cominciando anche domani stesso ,una centrale sarebbe pronta forse tra 5 anni (ma mi posso tranquillamente sbagliare) mentre in 5 anni, incentivando una ricerca seria sulle rinnovabili , potremmo arrivare a costruire centrali eoliche ,solari o quant'altro in grado di coprire il fabbisogno energetico.
     
    .
  6.  
    .
    Avatar

    www.energeticambiente.it

    Group
    Member
    Posts
    5,980
    Location
    Worldwide

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE (nacnac @ 27/9/2007, 21:18)
    tornare al nucleare significa fare un pesante salto indietro. cominciando anche domani stesso ,una centrale sarebbe pronta forse tra 5 anni (ma mi posso tranquillamente sbagliare) mentre in 5 anni, incentivando una ricerca seria sulle rinnovabili , potremmo arrivare a costruire centrali eoliche ,solari o quant'altro in grado di coprire il fabbisogno energetico.

    Non capisco per quale motivo chi e' contro il nucleare lo antepone alla ricerca delle rinnovabili.
    Io sono per il nucleare ma sono anche per un uso intensivo delle rinnovabili. Il nucleare fara' la differenza per le nostre industrie, per progredire, per essere concorrenziali nel mondo, per far si che l'Italia sia sempre la prima rispetto agli altri paesi, non siamo secondi a nessuno per inventiva ed adattabilita'.
    Le rinnovabili invece vanno incentivate, vanno sviluppate e l'utilizzo intensificato e deve essere la regola per tutto il residenziale.
    L'una e le altre possono convivere ed unirsi contro l'energia da combustibili fossili.

    Sono quelli i nostri obiettivi principali che producono inquinamento e CO2 piu' di tutti.

    Aggiornati NACNAC

    MetS
     
    .
  7. dotting
     
    .

    User deleted


    Vi invito a leggere questa discussione:
    https://energierinnovabili.forumcommunity.net/?t=9455889
     
    .
  8. nacnac
     
    .

    User deleted


    si io mi posso pure aggiornare per carità, ma mentre le rinnovabili non sono a rischio , le nucleari direi di si.
    nessuno credo voglia vivere accanto ad una bomba che potrebbe esplodere, vabbè è successo 20 anni fa , però è successo ragazzi.
    è stato deciso dal popolo di abbandonare il nucleare e questo ha comportato costi altissimi e zero resa, rimettere in moto la macchina adesso la vedo come riesumare un brontosauro, ancora adesso abbiamo scorie radioattive che non sono stoccate a dovere, insomma pensiamoci.
    ripeto se si facesse una seria politica di ricerca sulle rinnovabili e di risparmio sul consumo, potremmo tranquillamente farne a meno.

    io non me la sento di rischiare la vita o di decidere per la sorte altrui.
     
    .
  9.  
    .
    Avatar

    www.energeticambiente.it

    Group
    Member
    Posts
    5,980
    Location
    Worldwide

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE (nacnac @ 28/9/2007, 17:03)
    si io mi posso pure aggiornare per carità, ma mentre le rinnovabili non sono a rischio , le nucleari direi di si.
    nessuno credo voglia vivere accanto ad una bomba che potrebbe esplodere, vabbè è successo 20 anni fa , però è successo ragazzi.
    è stato deciso dal popolo di abbandonare il nucleare e questo ha comportato costi altissimi e zero resa, rimettere in moto la macchina adesso la vedo come riesumare un brontosauro, ancora adesso abbiamo scorie radioattive che non sono stoccate a dovere, insomma pensiamoci.
    ripeto se si facesse una seria politica di ricerca sulle rinnovabili e di risparmio sul consumo, potremmo tranquillamente farne a meno.

    io non me la sento di rischiare la vita o di decidere per la sorte altrui.

    Nacnac

    Il referendum del 1986 non ha abrogato il nucleare.
    Per tua, e comune, comodità riporto qui il testo di quel referendum, le tre voci, che molti continuano ad ignorare o che è fonte di malintesi da 21 anni:

    1 Volete che venga abrogata la norma che consente al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) di decidere sulla localizzazione delle centrali nel caso in cui gli enti locali non decidono entro tempi stabiliti?
    Ma per Torrevaldaliga e Porto Tolle la decisione qualcuno l'ha presa alla svelta (Decreto Bersani del 1999)

    2 Volete che venga abrogato il compenso ai comuni che ospitano centrali nucleari o a carbone?
    Stesso discorso di cui sopra, le due centrali sono a carbone, ma non era abrogato?

    3 Volete che venga abrogata la norma che consente all’ENEL (Ente Nazionale Energia Elettrica) di partecipare ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all'estero?
    Anche qui ENEL collabora da anni con quasi tutte le aziende elettriche internazionali e, non solo, importa anche energia elettrica prodotta dal nucleare.

    Come puoi da solo arguire non c'è assolutamente nessun accenno all'abrogazione o proibizione del nucleare, il motivo e' presto trovato, serviva lasciare una porta aperta nel caso si dovesse, come si sta, tornare sulle decisioni.
    La bufala o l'imbroglio di 20 anni fa non ha creato altro che un paese inquinato dagli idrocarburi e dai suoi nefasti effetti invece che un'aria pulita come la si respira a casa mia grazie al nucleare.

    Se ti dicessi che nessun paese europeo ha mai pensato di utilizzare le fonti rinnovabili per produrre non più del 50% dell'energia necessaria, mi credi?
    Ma è così perche' nessun paese considera salutare rinunciare ad un mezzo sicuro e costante 24 ore al giorno 365 giorni all'anno per dotarsi solo di fonti rinnovabili ma non costanti e nemmeno troppo economiche. A parte l'Italia ovviamente.

    MetS

    Edited by MetS-Energie - 28/9/2007, 20:09
     
    .
  10. nacnac
     
    .

    User deleted


    direi che la tua analisi non fa una grinza , diciamo che di tempo ne è pure passato , l'opinione pubblica è sicuramente cambiata, ma ci sono nuovi progetti che se portano a buon fine lasciano intendere che potremmo tranquillamente farne a meno. io penso in grande e forse questo è un mio grande difetto quello che per tanti è utopia per me è un sogno realizzabile.
     
    .
  11. Hellblow
     
    .

    User deleted


    Direi che prima si dovrebbe pensare a smaltire le scorie di 20 anni fa, come ammesso da Pecoraro Scanio stamattina in televisione. Sembra infatti che non si sappia ancora dove mettere queste scorie in sede permanente.
    No?
     
    .
  12. stranger
     
    .

    User deleted


    Per mezzo del bombardamento ionico è possibile trasmutare le scorie, cioè farle sparire.
    Non capisco qual'è il problema.
     
    .
  13. Hellblow
     
    .

    User deleted


    Il problema è che la fai troppo facile Stranger. Documentati un attimino...se per inattivare 1 Kg di uranio 238 (ammesso che sia possibile) spendi piu' di quanto ottieni dalla fissione non conviene piu' farlo.

    Il bombardamento ionico è energeticamente molto costoso Stranger, vuoi capirlo?
     
    .
  14. stranger
     
    .

    User deleted


    Si!
    è vero che il bombardamento ionico assorbe tanta energia, ma questa energia è fornita dalle scorie stesse che ricevono il bombardamento.

    In altre parole: la distruzione delle scorie produce energia che può essere in parte utilizzata per alimentare il bombardamento ionico.
     
    .
  15. snowstorm
     
    .

    User deleted


    Penso , che se si trovasse un modo sicuro come smaltire le scorie,
    il discorso si potrebbe riaprire tranquillamente,
    ma ,
    se non sappiamo come smaltire scorie prodotte 20anni fa ,
    figuriamoci i problemi di smaltirne altre

     
    .
79 replies since 5/9/2007, 08:05   5473 views
  Share  
.