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maxgallotta.
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su ragazzi....pendo dalle vostre labbra . -
kalos66.
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QUOTE (ElettroRik @ 18/2/2006, 16:11)QUOTE (kalos66 @ 18/2/2006, 15:38)
Ok ... il circuito è quello in figura . L1 ed L2 sono state simulate con valori di 1mH l.....
Ciao
Intendi 1mH (milli) = 1000uH (micro), vero ?
Esatto .... -
brunovr.
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BELLO, BELLO e Bello!!!!
Complimenti Kalos! Significa che ciò che dico non sono castronerie!!!!
Sarebbe contento il mio vecchio professore di elettronica!!(anche se avevo 9 !)
comunque detto tutto quello che è stato detto direi che prima di procedere alla sperimentazione occorre mettere altri piccoli punti fermi...
Vi premetto che ho già realizzato il primo prototipo di geometria della cella ma ci sono parecchi ostacoli meccanici da superare(facilmente superabili)
Mi servirebbe da voi ora sapere se il generatore di impulsi funziona o meno e che range di valori si riesce a realizzare (Rik?)
direi di lasciare per ora perdere il discorso toroide a cui ci stò lavorando e soffermarci sul circuito oscillatore e sulla geometria della cella
1 punto raggiunto : matematicamente e simulato il processo di sovratensione funziona.
Prossimamente posterò cosa succede a questa benedetta acqua con quest cofigurazione
Aspetto le simulazioni dei circuiti.
dimenticavo
kalos tieni acceso il simulatore che ci servirà non appena calcolo la capacità (iniziale) della cella con una geometria il più semplice ed economica possibile......
Avendo quella dopo possiamo iniziare a pensare alla L1 e L2
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.CITAZIONEMi servirebbe da voi ora sapere se il generatore di impulsi funziona o meno e che range di valori si riesce a realizzare
La versione del circuito Hydrostar modificata dal canadese funziona, il range è molto ampio, se ricordo bene fino alle centinaia di kHz (m'ero fatto prestare l'oscilloscopio, io non ce l'ho) ma genera solo onde quadre, non "a pacchetti"... Va bene uguale?
Ecco lo schema:. -
ElettroRik.
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QUOTE (brunovr @ 18/2/2006, 17:10)...
kalos tieni acceso il simulatore che ci servirà non appena calcolo la capacità (iniziale) della cella con una geometria il più semplice ed economica possibile......
Avendo quella dopo possiamo iniziare a pensare alla L1 e L2
Confermo....
Ragà, la mia simulazione funziona, ma occorre fissare dei parametri.
Variandoli vengono fuori le cose più 'variopinte'. Bisogna almeno fissare un ordine di grandezza per la capacità.
Come la calcoli? In base alla superficie meccanica degli elettrodi?
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kalos66.
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QUOTE (ElettroRik @ 18/2/2006, 18:48)QUOTE (brunovr @ 18/2/2006, 17:10)...
kalos tieni acceso il simulatore che ci servirà non appena calcolo la capacità (iniziale) della cella con una geometria il più semplice ed economica possibile......
Avendo quella dopo possiamo iniziare a pensare alla L1 e L2
Confermo....
Ragà, la mia simulazione funziona, ma occorre fissare dei parametri.
Variandoli vengono fuori le cose più 'variopinte'. Bisogna almeno fissare un ordine di grandezza per la capacità.
Come la calcoli? In base alla superficie meccanica degli elettrodi?
Ok ragazzi !!! visto che siamo tutti d'accordo , potremmo scegliere per le prove la soluzione "meccanica" più semplice della cella ... cioè due piastre parallele . Questo però mi fà pensare che il fenomeno di dissociazione sia legato alla forma "tonda" perchè se non sbaglio la cella funziona per effetto corona . Detto questo ... la forma pacchetto del treno di impulsi è facile da realizzare con un divisore/contatore di frequenza collegato ad una porta AND dove viene iniettato il segnale a frequenza base . Questo secondo la mia circuiteria , in quanto vorrei sfruttare la versatilità di un mio vecchio generatore di segnali . In ogni caso per le due induttanze si potrebbe pensare di crearle con qualche giro di filo attorno a ferrite ( con opportuno calcolo ) cercando di costrirle partendo dalla capacità della cella e a ritroso calcolando la frequenza di risonanza del circuito .
Per la cronaca avevo 9 in elettronica e 10 in costruzioni e laboratorio elettronico
Il simulatore posso tenerlo acceso ... ma devo capire un sacco di cose ancora , sono arrivato però a farlo funzionare in 15 minuti .
Per il famoso toroide dovrei averne uno nello scatolo della cianfrusaglia , in particolare dovrebbe essere piuttosto grosso per usi ad alta frequenza . Comunque quei toroidi in ferrite che sono dentro gli alimentatori switch dei computer dovrebbero essere buoni , anche se presentano difficolta nell'avvolgimento ; a tal riguardo penso che per una prova ci potremmo limitare ad avvolgere 100 spire di prim. e 300 di secondario ., dal simulatore ho evinto che pur essendo la tensione in uscita dal toroide importante ( deve essere sopra i 22 V ) la cosa più determinante è la capacità della cella che in questo caso sarebbe una capacità "TANK" che fornisce energia alle due induttanze . Quest'ultima considerazione mi ha fatto pensare ad una capacità ( leggasi condensatore ) in parallelo alla cella di valore almeno 10 volte la cella stessa in modo da diminuire le variazioni della frequenza tipica del circuito ., l'unico problema potrebbe essere la tensione di lavoro ... dovremmo essere sul migliaio di Volt , che tra l'altro dovrebbe essere problematico per il diodo di blocco ( si potrebbe usarne uno dei trasformatori AT da TV ) . Sono stato troppo prolisso forse ....
Ciao
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Furio57.
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CITAZIONE (lukemon79 @ 18/2/2006, 17:59)La versione del circuito Hydrostar modificata dal canadese funziona, il range è molto ampio, se ricordo bene fino alle centinaia di kHz (m'ero fatto prestare l'oscilloscopio, io non ce l'ho) ma genera solo onde quadre, non "a pacchetti"... Va bene uguale?
Ciao Lukemon79! ancora con questo circuito? Ma non ne se ne può più! Non vorrei demoralizzarti, ma è' stato presentato dal sottoscritto milioni di anni luce fa sul pianeta Progettomeg e a cadenze variabili da altri sperimentatori, il circuito funziona, ma è una ciofeca, non produce alcunchè. Gli elettrodi collegati direttamente alla batteria producono molto di più, provare per credere!
Non abbatterti .
Salutoni
Furio57
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kalos66.
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QUOTE (Furio57 @ 18/2/2006, 21:28)
Ciao Lukemon79! ancora con questo circuito? Ma non ne se ne può più! Non vorrei demoralizzarti, ma è' stato presentato dal sottoscritto milioni di anni luce fa sul pianeta Progettomeg e a cadenze variabili da altri sperimentatori, il circuito funziona, ma è una ciofeca, non produce alcunchè. Gli elettrodi collegati direttamente alla batteria producono molto di più, provare per credere!
Non abbatterti .
Salutoni
Furio57
Ciao Furio , per evitare di impelacarmi in ricerca inutile ... stai affermando che hai riprodotto fedelmente il brevetto di Meyer e che non ha funzionato ???? perchè quello schema sopra non può mai funzionare , è necessario inserire una rete risonante e un survoltore di tensione , cioè quello di cui stiamo trattando . Il cuore del sistema stà appunto in questo circuito , tutto il resto diciamo che è contorno necessario .
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ElettroRik.
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QUOTE (brunovr @ 18/2/2006, 22:23)Confermo quello che dice kalos, il circuito in questione non puo funzionare x due motivi :
1 la tensione di uscita è troppo piccola ma soprattutto
2 Non si innesca l'effetto "volano" cuore pulsante della cella di Mayer.
x Rik
Hai provato il circuito con i cmos che ti avevo postato? funziona?
Si, mi sembra a posto, ma.. oggi come oggi è molto meglio un Pic. ;-)
Ragazzi, di bobina in serie ne basta una sola. Capirete con la simulazione.
Per le piastre, mettici degli spessorini di isolante invece di distanziarle. Potresti creare una guida di teflon con gli intagli a 1,5mm da mettere in fondo, tipo un pettine rovesciato.
Dai che andiamo alla grande!
Edited by ElettroRik - 18/2/2006, 22:45. -
brunovr.
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ok rik,
il pic sarà il passo successivo, del reto non tutti a casa hanno un programmatore pic!
omunque l'idea del teflon e dei spessori non è d scartare, i francesi hanno fatto i dischi con 3 perni, io ho progettato quello li e le piastre ce le avrei già. Spessorando però il tutto mi varia la capacità e non solo, forse il teflon tra le armature potrebbe dar luogo a qualche problemino con l'alta tensione.
Ne basta una sola? forse si, ma se nn erro dovrebbe essere variabile......
La capacità della cella di Mayer avevo calcolato fosse 1,809 nF, un sito tedesco l'ha ricalcolata circa 1,9967nF dunque più o meno dovremmo esserci.
Due piastre delle mie 1 anodo e 1 catodo a 1,5mm di distanza crevano una capacità di circa 2nF. Poi ho voluto strafare e ho configurato la cella a 20 piastre e dovrebbe essere all'incirca sui 40nF ma ora mi viene un piccolo dubbio sul funzionamento dato che ogni cella anodo ha due celle catodo(una a dx e una a sx) e dunque dovrei aver sbagliato qualcosa......
Forse è meglio iniziare con due sole piastre..!
come vedete ho una tastiera da buttare, ogni tanto si mangia qualche tasto!!!!!!
portate pazienza, alla prima occasione la cambio!!!. -
ElettroRik.
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QUOTE (brunovr @ 18/2/2006, 23:15)ok rik,
il pic sarà il passo successivo, del reto non tutti a casa hanno un programmatore pic!.........
Beh, se qualcuno me li chiede non credo di aver problemi a programmarne qualcuno per gli amici del forum.
Con il Pic ci sono diversi vantaggi:
- frequenza, pausa e durata del treno d'impulsi possono assumere un range di valori molto più ampio
- ciascuno di questi parametri può essere impostato singolarmente con 3 tasti
- si può programmare via seriale da pc
- i valori possono essere visualizzati su un display LCD o 7 segmenti
- si può mettere in modalità 'ottimizzazione automatica' aggiungendo un sensore di portata che rilevi in automatico quali parametri danno la resa maggiore per qualunque geometria di elettrodi-cella.
Beh che la L sia variabile in teoria non serve una volta trovata la capacità della cella e quindi la risonanza giusta. Forse però per le prime prove è meglio poter contare su valori diversi.
Le toroidali degli alimentatori switching già suggerite vanno benissimo. Lo scassamento è riavvolgerle.... A proposito, sapete come si fa? Prima si avolge il filo su un supporto rettangolare, lungo ma piccolo da poter attraverso il centro del toroide. Poi si fa passare attraverso il toroide per avvolgere il filo.
Le bobinatrici usano un altro sistema: il supporto è circolare, di grosso diametro, intersecato dentro il toroide. Girando, pre-carica il filo. Poi, comincia a ruotare orbitalmente intorno al toroide, svolgendosi lentamente. Geniale, no?
Si la capacità di 3 o più piastre devi contarla 2 volte per ogni piastra 'non esterna'. Cioè una piastra che sta in mezzo conta 2 volte, una per lato.
Tastiera... a chi lo dici... scrivere su quella di un portatile con le dita 'a salciccia' come le mie, è il massimo!
Edited by ElettroRik - 18/2/2006, 23:47. -
ElettroRik.
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http://stanleymeyer.com/Low%20Voltage.html
sta roba l'avete vista?. -
marco_ali_.
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CITAZIONE (ElettroRik @ 19/2/2006, 00:28)
... 'AZZO, sembra un lavoro ben fatto!. -
kalos66.
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QUOTE (ElettroRik @ 19/2/2006, 00:28)
Ciao , si l'ho indicata io nel forum . E' il sito di un fans della cella Meyer , credo sia il più completo .
Credo che stiamo andando avanti molto bene . La soluzione delle due singole piastre può essere importante per capire il fenomeno , poi si può trasferire l'esperienza fatta in una soluzione a più placche parallele . Un'altra soluzione per distanziare le piastre sarebbe quello di usare un supporto ceramico a pettine oppure dei distanziali/isolatori di ceramica da frapporre fra le piastre tenute strette da barre filettate in plastica o materiale simile , credo ci siano di teflon .
X Elettrorik
Potresti spiegare l'uso del PIC ... non ho compreso bene il suo utilizzo all'interno del circuito pilota .
Edited by kalos66 - 19/2/2006, 11:07.