AQUAFUEL Un gas infiammabile dall' acqua

PRIMA PARTE

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Furio57
     
    .

    User deleted


    Ciao Phitio la composizione del gassogeno è simile, appena trovo come è composto lo riporterò sul forum.
    Se vedi quale accrocchio era l' apparecchiatura che permetteva il funzionamento sulle auto e camion, capirai perchè è stato abbandonato.
    In qualsiasi caso il sistema era meno efficiente di quello a benzina.
    Comunque funzionava.

    Ti propongo un articolo sul gassogeno trovato nel web

    Salutoni
    Furio57

    Gassogeno, che storia

    Nuvolari.
    Mai il nome di un campione ha calzato così bene l’epopea del suo tempo.
    Negli anni Trenta le automobili filavano su strade bianche a schiena d’asino, tra filari di alberi e buche e lasciavano dietro di sé una scia d’ammirazione e una cortina di polvere e fumo.

    Le corse, i piloti, le macchine: erano tante allora le strade sterrate e poca la benzina.
    Quasi niente, addirittura, quando poi scoppiò la guerra.
    Il regime autarchico imposto dal Duce, aveva aguzzato però l’ingegno degli inventori.
    Ci fu chi progettò impianti per estrarre ferro dalla sabbia delle spiagge e chi, come Marco Ferraguti, professore d’Agraria all’Università di Perugia, escogitò un dispositivo a carbonella per alimentare motori.

    L’impianto era semplice: occorreva una specie di pentola-stufa con fornelletto e un recipiente per la legna.
    Da un bruciatore arrivava un getto di vapore d’acqua che a contatto con il carbone ardente produceva il gas carburante che veniva pompato al motore.
    Il “gassogeno”, appunto, come lo chiamarono in quel lontano 1933, quando fu brevettato e commercializzato.

    Per la verità, il sistema non riscontrò mai i consensi degli automobilisti: troppo inferiore il rendimento rispetto al carburante.
    Per quante modifiche avesse sperimentato la Saf (Società Autogasogeni Ferraguti, con sede a Roma in via Francesco Crispi, 9), non si poteva evitare quella perdita di potenza fisiologica del 30 per cento.
    Il nuovo propellente che era stato denominato “gas power”, “gas arricchito”, venne ribattezzato dalla gente “gas povero”.

    Il processo di gassificazione consisteva nel trasformare legna e carbonella in ossido di carbonio mediante combustione incompleta, esotermica (che avviene cioè con lo sviluppo di calore).
    All’interno dei gassogeni, il gas veniva filtrato e raffreddato prima di essere inviato al motore.
    Qualora l’operazione si fosse limitata a produrre ossido di carbonio, si sarebbe ottenuto un gas eccessivamente povero, sia per il basso potere calorifico che per l’eccessiva quantità di azoto introdotto con l’aria di combustione.
    A questo problema poneva rimedio la dissociazione di una certa quantità di acqua, presente nel carbone umido e ancor di più nella legna.
    La reazione, questa volta endotermica, recuperava il calore necessario dalla reazione precedente.
    In questo modo, l’azione combinata, aumentava il potere calorifico del gas.

    Il potere calorifico inferiore che si otteneva in questo modo era di circa 1600 cal/kg, ben lontano però da quello della benzina che oscillava sulle 10.500.
    Nel carburatore il rapporto di miscelazione con l’aria diventava di 1 a 1, contro l’1 a 2 del carburante.
    L’unica soluzione e anche la più semplice, era di aumentare la compressione nei cilindri abbassando la testata. Il surrogato restava comunque poco convincente, specie in un periodo ancora distante dalle ristrettezze della guerra.
    Così, in mancanza di altri mezzi di promozione, il figlio del professor Ferraguti, Sergio, pensò di reclamizzare l’invenzione del padre nella più importante e seguita corsa automobilistica, la Mille Miglia.
    Nel 1936 si iscrisse al volante di un’Alfa Romeo “1750” alimentata a carbone di legna.
    Il ragazzo aveva appena 18 anni, ma dimostrò una buona stoffa.
    In guerra diventerà pilota di caccia e negli anni Quaranta, giungerà primo di categoria in altre edizioni della Brescia-Roma-Brescia.

    Ma intanto quell’anno, tra la curiosità generale, si presentò alla partenza di viale Rebuffone, in perfetta tuta bianca insieme ad un meccanico di fiducia, a bordo di una di quelle “1750”, già diventate leggendarie grazie ai duelli tra Varzi e Nuvolari.
    La sua si riconosceva al primo colpo d’occhio.
    La coda a pinna, un po’ goffa, ma abbastanza in linea con la carrozzeria disegnata da Zagato, nascondeva l’impianto del gassogeno, che così appariva poco ingombrante.
    Sulla fiancata, oltre al numero di partenza 69, campeggiava la scritta “a carbone”. Con un pieno di 45 chili di carbonella, per un’autonomia di quasi trecento chilometri, partì da Brescia seguita da applausi d’incoraggiamento e da una densa fumata bianca.
    Riuscì a concludere tutti i 1600 chilometri della corsa alla media non disprezzabile di 51 km/h.
    Quasi un record se si pensi alle innumerevoli soste “tecniche” per far legna nei boschi e alle necessarie rincorse a marcia indietro per superare i faticosi passi appenninici.
    La radio, che allora seguiva quasi in diretta l’andamento della gara, riferì dei tre tentativi occorsi per affrontare la salita del Piccione, tra Perugia e Gubbio.

    Fu un successo sportivo, ma non commerciale.
    Le applicazioni del gassogeno non trovarono una grossa eco. La diffusione e l’impiego dell’alimentazione a carbone di legna, o semplice legna, ebbe un riscontro, però, addirittura a livello europeo, allo scoppio delle ostilità belliche.
    Lo adottarono, soprattutto verso la fine del conflitto, le poche auto sfuggite alle requisizioni.
    Altre giravano con bombole sopra il tetto piene di metano (che si estraeva nel Ravennate), una soluzione considerata rischiosissima a causa dei bombardamenti aerei.
    Il gassogeno venne impiegato anche in alcuni automezzi impiegati sui campi di battaglia, ma anche lì incontrò la riluttanza dei militari. Nel dopoguerra, il problema dell’inquinamento da gas di scarico era ancora lontano dal preoccupare, ma già le automobili a carbonella erano superate dalla storia.
    L’Italia aveva voltato la pagina dell’autarchia e dei suoi paradossi.
    Ma la ricerca di energie alternative era appena cominciata.






    Edited by Furio57 - 8/7/2004, 12:26
     
    .
  2. Phitio
     
    .

    User deleted


    Intendevo che mi sembravano radicalmente diversi il metodo di vaporizzare a cqua su carbone rispetto a quello con arco elettrico, comunque grazie
    Saluti
     
    .
  3. Furio57
     
    .

    User deleted


    Ciao Phitio! Beh mi sembra che siano molto vicini. Al posto della carbonella ardente c'è il calore generato dall' arco fra i due carboni, l' acqua c'è, mi sembra che non manchi nulla.
    A proposito hai replicato l' esperimento?
    Raccontaci!

    Un salutone
    Furio57

    Edited by Furio57 - 8/7/2004, 14:25
     
    .
  4. Phitio
     
    .

    User deleted


    Beh, manca il campo elettromagnetico dell' arco, ti pare poco?
    L'esperimento sull'acquafuel lo condurro se superero' due condizioni: trovare un generatore di corrente adatto e ottenere il permesso di mia moglie che teme io voglia far saltare la casa
    Saluti

    Edited by Phitio - 8/7/2004, 14:47
     
    .
  5. bioste
     
    .

    User deleted


    mi sembra che naudin come generatore abbia utilizzato una semplice saldatrice.
    Non solo ma ha anche collegato l'uscita del gas con un piccolo generatore di corrente a scoppio(opportunamente modificato) per dimostrare che si produce più corrente di quanta se nè da al sistema.
    cIAO E AugurONI
     
    .
  6. Furio57
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (Phitio @ 8/7/2004, 14:47)
    Beh, manca il campo elettromagnetico dell' arco, ti pare poco?
    L'esperimento sull'acquafuel lo condurro se superero' due condizioni: trovare un generatore di corrente adatto e ottenere il permesso di mia moglie che teme io voglia far saltare la casa
    Saluti

    Ciao Phitio.
    Per la corrente penso che puoi la abbassare riducendo la sezione dei carboni, usa quelli ricavabili dalle comuni batterie "stilo" le AA per intenderci, sono di 3 mm.
    Come alimentatore prova se ce l' hai anche un caricabatterie, però di quelli "seri" non quelli del supermercato made in china da 1A.
    Per la moglie, puoi mandarla in vacanza.
    Sei sicuro che l' arco crei un campo elettromagnetico?

    Salutoni
    Furio57
     
    .
  7. Phitio
     
    .

    User deleted


    Grazie della informazioni

    Perche' non dovrei essere sicuro che un arco elettrico crei un campo eletromagnetico? Al limite potrei dire che il campo elettrico tra gli elettrodi genera la scarica (arco) elettrica non appena il dielettrico (acqua) cede, e che le cariche elettriche in moto a loro volta generano un campo elettromagnetico.

    Dimmi se sbaglio

    Saluti

    PS: potresti darmi i dati tecnici del caricabatterie ? Thanks
     
    .
  8. Furio57
     
    .

    User deleted


    Ciao phitio.
    Non era una domanda tendenziosa.
    Semplicemente non ho conoscenza specifica negl archi elettrici subacquei.

    Proverò a testare il tutto con uno strumento.
    Salutoni
    Furio57

    Edited by Furio57 - 9/7/2004, 13:40
     
    .
  9. Phitio
     
    .

    User deleted


    Figurati, avevo supposto che mi fosse sfuggito qualcosa di fondamentale
    Possiedo un caricabatterie da automobile che puo' arrivare anche a 24 V, ma non ricordo quanti Ampere di corrente sostenga : pensi che possa andare? magari Ti postero' i dati tecnici. In ogni caso l'ho comprato in ferramenta, e credo che almeno a 5-6 A ci arrivi
    Saluti

    Edited by Phitio - 9/7/2004, 14:07
     
    .
  10. Furio57
     
    .

    User deleted


    Se arriva a quella corrente ti consiglio di inserire in serie la resistenza.

    Salutoni
    Furio57
     
    .
  11. stefanopnc
     
    .

    User deleted


    Ciao a tutti


    L’acqua può essere separata in Idrogeno e Ossigeno utilizzando elettricità. I libri di chimica tradizionali affermano che questo processo richiede più energia di quanta può essere recuperata quando i gas vengono ricombinati. Questo è vero soltanto nei peggiori dei casi. Quando l’acqua viene colpita con la sua stessa frequenza di risonanza molecolare, utilizzando un sistema sviluppato da Stan Meyers (USA) e recentemente di nuovo dalla Xogen Power, essa collassa in Idrogeno e Ossigeno con un imput elettrico molto piccolo. Anche utilizzando differenti elettroliti (addittivi che migliorano la conducibilità dell’acqua), l’efficienza del processo cambia drammaticamente. È anche risaputo che certe strutture geometriche e trame di superficie lavorano meglio di altre. L’implicazione è che un’illimitata quantità di carburante di Idrogeno può essere prodotta per far funzionare motori (come nella nostra macchina) al costo dell’acqua. Ancor più sorprendente è il fatto che una speciale lega di metallo, brevettata da Freedman (USA) nel 1957, scinda spontaneamente l’acqua in Idrogeno e Ossigeno senza alcun input elettrico esterno e senza causare alcun cambiamento chimico nel metallo stesso. Questo significa che questa lega speciale può produrre Idrogeno dall’acqua per niente, per sempre.

    Saluti.
     
    .
  12. Furio57
     
    .

    User deleted


    Ciao a tutti...
    e Stefanopnc, dell' uso di frequenze di risonanza per rendere più agevole l' elettrolisi dell' acqua ne avevo sentito parlare e ho visto qualche schema elettrico, ma a mio modesto avviso " ridicolo".
    Hai qualche dritta su quale metodo usare o meglio hai già qualche valore di frequenza di risonanza da provare?
    Chissa quale fine ha fatto la lega di Freedman?

    Un salutone
    Furio57
     
    .
  13. bioste
     
    .

    User deleted


    Ciao a tutti, mi associo a quello che dice Furio, se qualcuno conosce qualche link sull'argomento (frequenza di risonanza o lega di scissione idrogeno) lo potrebbe cortesemente postare? grazie saluti

    bioste
     
    .
  14. eroyka
     
    .

    User deleted


    Già, in questo caso mi associo anche io. Se fosse così semplice avremmo centinaia di riprove nel mondo intero... e a me non sembra ci siano.

    Per quanto riguarda la lega di Freedman ne ho sentito parlare anche io ma nessuno sa come sia composta. E poi un'osservazione. Ammesso che esista, per funzionare continuativamente si dovrebbe usare acqua distillata altrimenti tutti i depositi andrebbero a ricoprire rapidamente la lega annullandone l'effetto catalizzatore. E l'acqua distillata costicchia... e quella bidistillata ancora di più!
    Sempre ammesso che questa lega esista.
    Cerchiamo di approfondire la cosa, perchè, a mio avviso, difficilmente può accadere una cosa simile.

    Saluti!
    Roy
     
    .
  15. Phitio
     
    .

    User deleted


    Considerando il fatto che per spezzare una energia di legame bisogna fornire almeno l'energia necessaria a riformarlo, non mi sembra possibile che esista una lega del genere. E se esiste deve essere essa stessa una fonte di energia di qualche tipo.
    Saluti
     
    .
97 replies since 1/7/2004, 13:01   20501 views
  Share  
.